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IL CORAGGIO DI ESSERE FRIDA



TODOS PODEM SER FRIDA è un progetto di Camila Fontanele de Miranda, fotografa brasiliana, laureata in Comunicazione Sociale con specializzazione in Pubblicità all' università di Sorocaba e specializzazione in Cinema all' Accademia delle Belle Arti di San Paolo. Nell' elaborazione del suo progetto “todos podem ser Frida”, affronta il tema della diversità (fisica, estetica, sessuale, culturale e geografica) rievocando attraverso la fotografia il personaggio di Frida Khalo, icona riconosciuta del coraggio e della diversità. Nel suo lavoro fotografico la vita della pittrice messicana Frida Kahlo è raccontata attraverso cinque frammenti fotografici. L' Amore, IL Dolore, L' intero, I Colori, e L'aborto. Todos podem ser Frida vuole essere una provocazione sociale per valutare il coraggio di chi, attraverso la rappresentazione del personaggio Frida, è chiamato a misurarsi con riconosciute forme di diversità.

Curatrice della mostra è Sueli Viana, cittadina brasiliana e fondatrice dell'Unusual Art Gallery di Caserta. Il lavoro di Sueli ha l'intento di promuovere l'arte e la cultura per divulgare l'importante patrimonio metropolitano.

IL CORAGGIO DI ESSERE FRIDA di Susi Sposito.

Premessa. Parlare oggi di diversità è quasi una moda, se ne sente parlare continuamente: diversità di genere di razza o di cultura. Sul piano sociale è scontato ritenere diverse alcune categorie di persone, talmente ovvio che spesso ci dimentichiamo che in fondo siamo tutti gemelli diversi, simili ma mai uguali. Ma chi definisce i canoni della diversità? Definire la diversità di ogni persona umana in quanto identità unica e irripetibile sembrerebbe banale, ma a pensarci bene farebbe superare tutte le barriere ideologiche. La nostra identità è preziosa come lo è un’opera d’arte perché il processo di accettazione e raggiungimento della pienezza del proprio sé è lungo e spesso doloroso. Tutti noi impieghiamo tempo, spesso non basta una vita intera, a comprendere ed accettare il nostro unico ed eccezionale modo di essere. La società contemporanea ci chiede continuamente di omologarci attraverso modelli di riferimento, ci viene offerto un sicuro riparo da possibili critiche ed emarginazioni che risulterebbero dal porsi in contrasto con la massa. Tuttavia, nonostante fin dalla postmodernità l’omologazione abbia rappresentato una modalità di crescita sociale è stato un ostacolo per la crescita individuale. Questo contrasto oggi è ancora più marcato perché i gruppi di riferimento di un tempo sono divenuti obsoleti, per cui l’individuo è stato costretto a guardarsi dentro, riconoscere se stesso e la propria unicità non più come limite ma come risorsa. La tensione tra ciò che viene richiesto sul piano sociologico e ciò che la nostra natura ci impone genera un disagio interiore superabile solo attraverso il coraggio di accettare di essere se stessi. Superare le barriere sociali e ritornare alla centralità della persona farebbe superare tutti i limiti imposti dai vecchi modelli di riferimento. Siamo tutti dei diversi semplicemente perché nessun essere umano può essere o diventare uguale ad un altro. Accettiamo noi stessi e accetteremo l’altro, questa è l’unica strada per superare il caos sociale che stiamo vivendo. L’uomo contemporaneo si ritrova oggi a non poter più inventare modelli sociali perché continuamente frammentati e resi nulli dalla velocità dei sistemi di comunicazione. Scorre tutto talmente veloce che i modelli di una certa cultura o gruppo sociale sono immediatamente comunicati e posti a confronto con migliaia di altri al punto da distruggere ogni minima ciclicità.. Nel progetto "Il coraggio di essere Frida" si vuole parlare della diversità e della dignità del sé. Tutti possono essere Frida Kahlo…Perché?

Prendiamo spunto da una citazione dello psicoterapeuta Gaddini:

“…ciò che sembra distinguere l’artista “è la sua capacità di entrare in contatto con i contenuti del processo primario (momento ispirativo) e di elaborarli in modo da poterli esternalizzare (momento estetico)” (Gaddini, 1989).

Frida Kahlo rappresenta l’esempio estremo di elaborazione ed accettazione di sé. Lei ha un vissuto forte, colmo di dolore e delusioni, chiunque si sarebbe piegato alla durezza del destino per soccombere alle regole di una società che ne avrebbe fatto volentieri un’ emarginata. Frida non pensava che sarebbe diventata una grande artista, per lei dipingere significava auto curarsi, non era consapevole che stava entrando in contatto con le strutture emozionali più profonde di se per elaborarne il contenuto e portarlo sul piano sensibile per farlo divenire un’esperienza estetica fruibile. Frida Kahlo è un’artista che ha reso opera d’arte, condivisibile e fruibile dagli altri, il suo stesso dolore e fragilità umana. Lo ha fatto raccontando il suo corpo martoriato riprodotto come un oggetto reale ma anche simbolico, la sua fisicità si eleva, da esperienza individuale a valore universale che ogni persona può riconoscere e comprendere empaticamente. Tutti possiamo essere Frida perché tutti possiamo essere noi stessi. E’ la nostra stessa natura di essere umani a richiederci di passare dal piano sociologico a quello psicologico. Accettare la nostra diversità in quanto individui sarà il primo passo verso l’elaborazione dei contenuti inconsci e dell’esternazione di essi che potranno così essere comunicati agli altri attraverso momenti di condivisione di esperienze estetiche. Tutti siamo Frida Kahlo e tutti siamo un’opera d’arte.

Il Progetto

Il progetto “IL CORAGGIO DI ESSERE FRIDA”, è basato fondamentalmente su due momenti: un omaggio a Camila Fontanele de Miranda con una mostra dei suoi lavori e una performance fotografica dal vivo che coinvolgerà il pubblico. Nella performance del progetto di Camila è chiesto di interpretare Frida Kahlo, mentre ne "Il coraggio di essere Frida" è chiesto invece di rappresentare se stessi utilizzando il personaggio Frida Kahlo. Non una rievocazione di Frida bensì del suo percorso identitario. Non è una provocazione sociale, ma un invito a superare i limiti imposti dai preconcetti sociali accendendo i riflettori sul piano individuale e psicologico. Attraverso Frida ci sentiremo incoraggiati a intraprendere il viaggio verso l’accettazione del nostro sé per comprendere che il nostro vissuto e il nostro mondo interiore è una risorsa e non un limite. Non esistono limiti all’elevazione dei nostri contenuti emozionali. Il processo di elaborazione, se lo vogliamo, può superare tutti i limiti imposti da una visione della persona in termini sociologici. Le persone chiamate a partecipare al progetto saranno invitate a concentrarsi su due dimensioni: Dimensione invisibile del se…inconscio…momento ispirativo. Dimensione visibile del se…esternalizzazione dell’inconscio… momento estetico. Viene richiesto di dare una rappresentazione estetica di se stessi. Non è una interpretazione di Frida, ma la rappresentazione del percorso identitario di Frida al fine di mostrare se stessi. Frida Kahlo realizza pienamente se stessa elevando il proprio sè, rende il proprio inconscio un’esperienza condivisibile per offrirlo agli altri nella dimensione estetica. Noi possiamo fare altrettanto. Siamo Frida ma siamo noi stessi. Siamo lei nel percorso, ma siamo noi stessi nella rappresentazione esteriore. Noi siamo un capolavoro. Il team di artisti coinvolti nella versione napoletana del progetto sono: Susi Sposito designer degli abiti ispirati a Frida, Sara Lubrano per i gioielli. Raffaele Squillace per il makeup Alessandro Tarantino per la fotografia. Agli artisti sarà richiesto la stessa cosa dei partecipanti: rappresentare Frida nel percorso ma essere se stessi nella rappresentazione esteriore.

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